Lo spettacolo che si apre davanti ai nostri occhi è affascinante: le numerose sfumature di giallo date dai fiori della camomilla e delle margheritine, il verde della quercia roverella e il profumo del timo e della menta selvatica, ci stupiscono.
Il paesaggio pugliese non è dominato solo dall’azzurro senza confini del mare, dal luccichio argenteo dei verdeggianti alberi di ulivo, dalle dorate distese di spighe di grano, interrotte dai muretti a secco: all’interno della regione la vasta zolla calcarea mostra i nudi strati rocciosi di antica origine marina e l'azione erosiva dei venti e delle acque piovane ha, nel corso dei millenni, modellato le forme in un eccezionale patrimonio di fenomeni di origine carsica. L'acqua, che impetuosa alimenta fiumi sotterranei, scioglie il calcare e plasma lentamente il suolo, ha dato vita a doline, lame, gravine, inghiottitoi, sistemi di gallerie e grotte, stalattiti, stalagmiti e laghetti sotterranei, in un intrico inimmaginabile, una Puglia nascosta e misteriosa.
Il parco nazionale dell’Alta Murgia è uno scrigno che si offre a chi lo vuol conoscere e visitare, per vivere i paesaggi, gli odori e i colori di uno degli altipiani più belli d’Europa. Ed è all’interno del Parco che abbiamo potuto visitarele grotte del Vagno nel territorio di Ruvo di Puglia. Durante il tragitto il paesaggio cambia, si passa dalla fitta vegetazione alla roccia calcarea, dove si nota la stratificazione della roccia di origine marina. Sulla lama sorge il ponte dell’acquedotto pugliese, imponente opera di canalizzazione che si sviluppa per 2.600 km, attraversando interamente la Puglia e defluendo nel mare Adriatico.
Giungiamo finalmente nei pressi delle grotte. Sono cinque e per raggiungerle abbiamo percorso circa 1350 metri. La grotta più grande misura 50 metri ; quella visitabile misura 37 metri ; la terza grotta misura 20 metri e si trova accanto alla prima, mentre a circa 250 metri dalla grotta , si trova un riparo sotto roccia.Vicino la grotta visitabile si trova la quinta grotta, la più piccola. La guida ci spiega il percorso dell’acqua dalla luce al buio delle grotte e il processo di erosione meccanica e chimica delle acque meteoriche che ha portato alla formazione delle grotte. Con nostro dispiacere non riusciamo a vedere nessun pipistrello, spaventati dalla nostra presenza e dalla luce dei caschetti da speleologi che alcuni di noi indossano, i piccoli mammiferi si sono nascosti bene nelle cavità rocciose più impenetrabili.
Queste grotte venivano utilizzate sin dal Paleolitico e poi dai pastori transumanti provenienti dall’Abruzzo in cerca di pascoli.
All’interno della grotta abbiamo potuto assistere al fenomeno del buio assoluto, l’assenza totale di luce. I nostri cuori battevano forte ma il coraggio e l’abbraccio collettivo hanno vinto sulla paura e gli occhi lentamente hanno cominciato a scorgere forme e volti amici. E’ stato meraviglioso.
Noi riteniamo che conoscere il territorio nella sua diversità sia importante per tutelarlo e rispettarlo.
Docenti e alunni delle classi quarte sez. E- G