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Al primo Circolo didattico “don Pietro Pappagallo”, riflessioni sul proprio mentore in quanto uomo di pace

Il 24 marzo, un’altra Pasqua

di Renato Brucoli

Il 24 marzo, anniversario dell’eccidio nazista alle Fosse Ardeatine, offre sempre, a Terlizzi, intense giornate di rievocazione e di riflessione. Una liturgia di incontri, di luoghi da attraversare, di pensieri da condividere, di frammenti di memoria da cui attingere prospettive di futuro.

È fin troppo evidente, da quanto accade, che alle Ardeatine non ha trionfato la violenza e la morte. La violenza c’è stata, brutale e animalesca. E anche la morte ha imperversato. Altroché se si sono manifestate! Ma non hanno prevalso.

Le Fosse non sono un cimitero di cadaveri, un ammasso di ossa legate da cartilagini purulente, ma un vasto serbatoio di speranza a cui ancora oggi è possibile attingere a piene mani valori civili e religiosi fra i più esigenti e pregnanti: pace, libertà, democrazia, impegno sociale...

A Terlizzi il 24 marzo è come un’altra Pasqua.

Anzi è Pasqua due volte, perché due furono i crocifissi: don Pietro Pappagallo e il professor Gioacchino Gesmundo. E in questa “festa laica di risurrezione”, c’è spazio per tutti: per chiunque desideri dissetarsi a sorgenti di acqua pura, per chiunque aneli a sottrarre dall’oblio frammenti di memoria da rivisitare, per chiunque intenda alimentare aneliti di futuro.

Il 24 marzo è una festa per tutti, a Terlizzi: istituzioni e popolo, adulti e ragazzi. C’è anche spazio per le voci esultanti dei bambini, che infatti hanno cantato Bella ciao anziché il De profùndis, ai piedi della statua Memoria e identità in largo La Ginestra.

Nel bouquet degli eventi di quest’anno – l’uno dedicato al prof. Gesmundo come educatore, l’altro a don Pappagallo come uomo di pace, gli altri ancora a entrambi, organizzati come itineranza fra i luoghi della memoria e della riconoscenza istituzionale – la riflessione è approdata al primo Circolo didattico con profili di novità, grazie a interlocutori qualificati, sul tema decisivo della pace.

L’evento Note di pace è stato affidato alla sapiente regia polifonica della dott.ssa Silvia de Robertis, che insieme a chi ha pensato l’organizzazione ha coinvolto una pluralità di relatori: il Dirigente scolastico Vincenzo Servedio, che ha teorizzato l’educazione alla pace come fattore di contrasto alla disarmonia e all’indifferenza; il Vicario foraneo don Roberto De Bartolo, che ha presentato la pace come realtà dinamica, affidata all’impegno di tutti e di ciascuno; il filosofo morale prof. Michele Indellicato, che ha fondato il valore pace sul rispetto della persona e sull’alterità, fattori costitutivi dell’umanità nuova; l’avv. Francesco Tuberoso, che ha denunciato la fragilità dell’ordinamento internazionale nel perseguire i crimini contro l’umanità; il sindaco Ninni Gemmato, che da primo cittadino ha espresso l’orgoglio della comunità nel possedere due fonti inesauribili di democrazia e d’impegno sociale; il rappresentante dell’ANPI dott. Roberto Manone, che ha attualizzato le figure dei martiri terlizzesi immaginandole impegnate sul versante dell’accoglienza ai migranti e dell’analisi delle migrazioni; l’artista Vito de Leo, il lettore prof. Vito Albanese e i musicisti M° Daniele de Palma e M° Alessio Bellarte, che hanno mosso le corde del cuore con la loro poetica; lo scrittore dott. Renato Brucoli, che ha richiamato il tema della libertà come “voce” fondamentale del vocabolario della pace, sostenendo che l’una e l’altra costituiscano lo “zoccolo duro” dell’esistenza di don Pietro e sono fattori inalienabili per l’umanità.

L’esemplarità di Don Pietro Pappagallo attinge al suo essere uomo di pace: tant’è che dopo aver officiato la prima Messa nel giorno di Pasqua del 1915, fissa e condivide, nell’immaginetta sacerdotale distribuita al popolo di Dio, l’invocazione di Benedetto XV al Signore, affinché perdoni l’umanità violenta, e ai signori della guerra affinché evitino l’“inutile strage”.

Nell’orizzonte esistenziale di don Pietro, il ripudio della guerra è dunque scritto a lettere di fuoco, proprio come nella successiva Costituzione repubblicana.

Ma la sua testimonianza di pace va al di là: è anche nel modo misericordioso di espletare il ministero sacerdotale, nella rischiosa ospitalità e protezione offerta ai militari e agli ebrei in fuga da “Roma città aperta” eppure super blindata, nella solidarietà espressa ai compagni di carcere in via Tasso fino all’estrema mattanza nelle cave di pozzolana.

Pace a tutto tondo, a suggello di una vita tutt’altro che pacificata ma profeticamente vissuta da autentico pacifista.

 

Foto del Prof. Antonio Conte

Sull'evento vedi Galleria fotografica a cura del maestro Gaetano de Tellis (http://www.scuoladonpappagallo.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&id=464:note-di-pace&catid=163&Itemid=1340) 

 

 

 

 

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